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Me l'ha chiesto un deficiente - Rigantoca report [Lungo]
(troppo vecchio per rispondere)
Gianky
2008-06-26 12:30:35 UTC
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Della Rigantoca avevo già sentito parlare. Un impegnativo percorso che
si srotolava tra RIGhi – ANTOla – CAprile.
Già in passato i colleghi del Nucleo Cinofilo avevano partecipato come
servizio di assistenza ed erano dovuti intervenire a recuperare gente
con un senso dell’orientamento da revisionare.
Il nome della Rigantoca era poi passato nell’oblio salvo tornare alla
carica quando un baldo ventenne, che è Capo Scout dei miei figli,
propone a mio figlio ed altri baldi 15enni di partecipare insieme a lui.
Tutto sembra andare in questa direzione se non fosse che, qualche giorno
prima dell’evento, il ventenne comunica che, causa esame universitario
da tenere il Martedì, la partecipazione alla Rigantoca la Domenica era
cosa da evitare.
Cosa fare se non dare la mia disponibilità?
E allora la Rigantoca, da spettatore disinteressato mi vede
protagonista, quindi richiedeva una attenta programmazione causa evitare
figure da Prodotto Interno Lordo (cit.).
Devo dire che in questo mio figlio mi ha dato fiducia e ha condiviso
alcune scelte.
Si è iniziato facendo attenzione all’alimentazione e alle attrezzature.
Sali minerali e zuccheri a rapido assorbimento per il cibo. Scarpe da
trekking, braga corta, magliette di cotone, cappello, zainetto
minimalista e kway. Indispensabili, nonostante la diffidenza di uno
degli altri due giovani virgulti, i bastoncini telescopici da trekking.
Le previsioni meteo, i giorni precedenti, variavano dal sereno con brevi
piovaschi di scarsa intensità alla tregenda totale.
Il giorno prima i vari siti meteoweb sono inesorabili: mattina
soleggiato ma poi pioggia intensa anche a carattere temporalesco con,
forse, schiarite pomeridiane. Notizia strategicamente taciuta alla mia
signora che è, in realtà, molto più mamma del “bambino” (cosa che non ho
detto: Luca, il bambino, ha 15 anni, alto 1,89 metri, neanche un grammo
di grasso, muscolarmente dotato).
La vigilia si sistemano le ultime cose, si prepara l’attrezzatura, il
cibo, si riempie già lo zaino.
Si va a nanna presto: alle 10 sono già a letto.
La sveglia è alle 3, l’appuntamento per andare su è alle 4 davanti al
Kilt. Li ci aspettano Gigi e Ale e il padre di Gigi, Nico, ci
accompagnerà con la macchina.
La faccia, tra il preoccupato e l’assonato, di mia moglie è l’ultima
cosa che vedo dietro la porta di casa che si chiude.
Alle 4 della Domenica mattina c’è molta più gente in giro di quello che
si può pensare.
Gli altri sono già lì. Anche Ale che sino al giorno prima era colpito da
una influenza intestinale che sembrava ne impedisse la partecipazione.
I tre giovanotti si sono accordati per portare il fazzolettone scout del
loro gruppo, il Genova 12. Io non potevo essere da meno e il
fazzolettone del Genova 8°, recuperato dalla scatola dei ricordi, dopo
anni è di nuovo al mio collo.
Alle 4 e 15 siamo all’arrivo della funicolare del Righi. C’è già un bel
po’ di gente con una grossa variabilità di tipi: dal minimalista molto
tek senza zaino e tutina ultra traspirante a quello pronto per la
campagna di Russia.
Al ritiro dei cartellini incontro con piacere due colleghi e con loro
scambio due chiacchiere.
Usciamo. Alle 4 e 45 vediamo gente iniziare il cammino ma li sentiamo
dire che occorre punzonare il cartellino prima della partenza e poi a
tutti i posti di controllo dislocati sul percorso.
Torniamo dentro al bar dove è insediata l’organizzazione (tutti
gentilissimi e sorridenti).
Alle 5 siamo pronti, un saluto a Nico e via.
Che bello avere 15 anni: non me lo ricordavo quasi più. Con i ragazzi si
canta, si ride…. Dobbiamo solo fare attenzione a una moltitudine di
sballati che scendono da Forte Sperone. Mi viene detto che viene
affittato per party a base di musica techno e/o house. Mi “scoccerebbe”
farci arrotare da un idiota che si è fumato o calato qualche pastiglia.
La considerazione sulla grande differenza tra i giovani che scendevano,
pigliando per il culo i partecipanti, da quelli che salivano è stata
spontanea.
Le gambe girano bene, superiamo un buon numero di persone, lo spirito è
buono e incomincia ad albeggiare.
Superiamo l’Osteria delle Baracche e arriviamo rapidamente al primo
punto di controllo: il valico di Trensasco.
Proseguiamo sulla strada dell’acquedotto del Valnoci superando Pino
Soprano. Un lungo tratto in mezzo agli alberi ci impedisce di vedere il
sole sorgere: peccato! Avevo già la macchina fotografica pronta.
Incontriamo una indicazione precisa: un cartello perentorio con una
freccia verso sinistra e la scritta Rigantoca ci indica un sentiero che
sale verso il Monte Alpe. E’ il primo strappo e lo patisco subito: le
gambe diventano pesanti e il fiato un po’ manca. Per fortuna la pendenza
diventa più accessibile dopo poco. Il percorso non è breve e il gruppo
di partecipanti non è ancora sfilacciato e il sentiero non permette di
superare agevolmente chi è davanti ma marcia più lento. Un anziano
particolarmente odioso tiene le braccia innaturalmente larghe nel
sentiero stretto né cede il passo: d’accordo che la marcia non è
competitiva ma questo non vuole dire che devi proprio lasciarti tutti
dietro.
Una breve e lieve discesa porta alla chiesetta di Sella: punto di
controllo e il primo punto di ristoro.
Quello che il ristoro offre e che troveremo anche in quasi tutti quelli
successivi è biscotti secchi, torte del Mulino Bianco, surrogati del
pane, zollette di zucchero, acqua, fette di limone.
La sosta è breve e si riparte. Breve salita e discesa leggera. Qui
accade qualcosa che influenzerà il resto della giornata: Ale segnala il
risvegliarsi di quei disturbi intestinali da cui pensava di essersi
liberato il giorno prima.
Dopo 10 minuti di attesa Ale rispunta dal bosco in cui si era ritirato.
La sua faccia non è quella di chi ha superato il problema ma di chi lo
ha solo momentaneamente accantonato.
Si passa per Assereto, un piccolo centro completamente abbandonato.
Poche centinaia di metri e inizia uno dei tratti più caratteristici: la
discesa verso il fondovalle su un sentiero che sulla linea di massima
pendenza impegna non poco le articolazioni. Si scende veloci e qui si
vede subito la differenza tra chi ha i bastoncini e chi non li ha. Chi
non li ha, appoggia il piede con circospezione, testa il terreno con lo
scarponcino, si tiene agli alberi passando con prudenza dall’uno all’altro.
Chi li ha, invece, praticamente scia sul fango, saltando da un punto
all’altro, qualche volta si cade ma ci si rialza con rapidità. E’ uno
dei momenti più “felici” della mia giornata; competo con i virgulti e
non sfiguro.
Qui devo amaramente rendermi conto che la mia “attenta” preparazione sta
cadendo su un dettaglio. Un’unghia del piede sta rasoiando il dito a
lato e il male aumenta ad ogni passo qui dove le sollecitazioni sono
evidenti.
Luca e Gigi allungano. Io resto con Ale che è ancora sofferente.
A Pratogrande, sulla Provinciale che collega casella a Montoggio
troviamo il successivo punto di controllo.
La sosta mi permette un rapido intervento sull’unghia ma parte del danno
è ormai fatto. Sono le 9, minuto più minuto meno. Si può chiamare casa
per aggiornare sugli eventi.
Ale con sguardo mortificato comunica di non farcela: chiama casa per
farsi venire a prendere. Lo salutiamo e ripartiamo.
Passiamo vicino al supermercato Di Meglio di Avosso: qui vediamo un
nutrito gruppo di atleti pronti alla partenza del Trial dell’Antola, 22
Km di corsa sul nostro stesso percorso.
C’è anche di peggio: due ore dopo il nostro orario di partenza dal Righi
sono partiti quelli che la Rigantoca la fanno di corsa.
Torniamo a noi. Un componente dell’organizzazione ci indica il percorso.
Successivamente potrò individuare il sentiero, sulla cartografia IGM,
che taglia a perpendicolo le curve di livello. Di questa caratteristica
me ne accorgo subito sia per le gambe che si imballano, il fiato corto,
tanti altri nelle mie condizioni. Al limite del melodramma tiro fuori
una di quelle frasi ad effetto “Ragazzi, voi andate pure. Lasciatemi
indietro ma voi due non dividetevi mai” se avessi aggiunto di lasciarmi
una pistola con un solo colpo avrei raggiunto il massimo della
drammaticità ma non era il caso di strafare.
In effetti Luca e Gigi ci mettono poco ad andare io, invece, sono nella
crisi più nera. Ogni passo è pesante, lento e difficile. La salita si
rende poi più lieve ma non è che stia meglio. Intanto è iniziato a piovere.
Raggiungo la Cappelletta di Gorra: punto di ristoro. Lì rivedo Luca e
Gigi che hanno finito il ristoro e che stanno per ripartire. Li rivedrò
dopo più di sei ore.
Mi prendo qualcosa da mangiare e riparto non prima di indossare la
cerata. La terrò sin quasi la fine.
Sono un po’ sconfortato. Chiamo mia moglie dal cellulare per cercare
sostegno morale. Mi viene dato ma non è che mi aiuti poi tanto.
La strada è asfaltata per un buon tratto. Recupero un po’ di ritmo e
gamba. Ormai vado da solo, qualche tratto insieme ad altre persone con
cui si fanno comuni ricerche su chi o cosa ci ha convinto a fare questa
esperienza.
Cascinette, Fasciou, passando vicino ad un tiro al piattello e si arriva
alla Cappelletta di Banca (853 s.l.m. e punto di controllo). Quasi in
contemporanea la punzonatura mia e quella di Martino, un ex capo scout
di mio figlio che la Rigantoca la fa di corsa e mi ha già raggiunto. La
pioggia è insistente, le nuvole incombenti senza segni di spiragli di
sole e fa anche un po’ freddo.
Si riprende con passo lento e dolente. Un breve strappo con lo sguardo
angosciato che vede il sentiero svilupparsi malignamente verso la
massima pendenza. Pochi passi e, invece, il segnavia FIE gira
decisamente a sinistra con un andamento più accessibile alle mie
performance del momento.
Il tracciato si snoda alto con momenti di vista sulla Valbrevenna.
Piani (con ristoro dove vengono offerte anche cose tipiche del posto:
formaggetta e salame) – Crosi (877 s.l.m.) e poi, deviando dal sentiero
FIE, verso la Madonna della Guardia di Pentema.
Qui punto di controllo e ristoro con una piacevole aggiunta: brodo caldo
che bevo gustandolo un sorso alla volta.
Riprendo sempre lentamente, non sono pochi quelli che mi superano e che
mi ringraziano per la gentilezza con cui mi fermo e mi accosto.
Sapessero che mi danno solo la scusa di rifiatare forse non mi
ringrazierebbero.
Il mio corpo sembra dirmi “Idiota, ma era necessario tutto questo?”.
Qui trovo l’unico neo dell’organizzazione. Il tratto di rientro nel
sentiero principale non è molto chiaro e ad un bivio io e altri siamo in
dubbio su che parte scegliere.
Scegliamo quella giusta, cosa che, scoprirò, non è stata fatta da altri
che, con percorso circolare, sono tornati alla Madonna di Pentema.
Cappelletta del Colletto – Case Piccetto. Dopo ore di cammino mi arriva
uno stimolo quasi dimenticato: devo fare pipì.
Nessuno in vista, energia per allontanarmi dal sentiero assente. “Faccio
veloce”, penso. Quasi in conclusione alla mia minzione, silenzioso come
un Apache all’assalto del fortino, compare un concorrente….. mi scuso
più volte ma quello neanche mi risponde. Ma vaff……
Agevolmente, si fa per dire, arrivo all’area picnic che il profilo
altimetrico indica come inizio della inclinata rampa di attacco
all’Antola. Per la prima volta, dopo ore e più di 36 km, mi siedo sul
tavolo, appoggio lo zaino e mi tolgo la cerata per non metterla più.
Mi ristoro adeguatamente: sali minerali, acqua, frutta disidratata,
albicocche.
Pochi minuti e riparto. Sarà per il carburante appena ingurgitato, il
traguardo che si avvicina, il percorso meno ripido di quanto credevo ma
la gamba è più sciolta e salgo più rapido.
Punto di ristoro e poi punto di controllo alla Cappelletta dell’Antola.
Qui mi indirizzano direttamente verso il sentiero per Caprile. “Ma come,
non bisogna passare per la vetta dalla croce?” No, non bisogna. La
guardo passando più in basso con lo stesso spirito con cui l’equipaggio
dell’Apollo 13 guardò la superficie lunare senza potervici posare sopra.
Breve tratto in piano e poi inizia un’altra discesa rompicollo. Ogni
passo il piede “surfa” sul fango per 10, 20, 40 cm e i bastoncini sono
indispensabili. Le articolazioni sono più che sollecitate. Se, come
credo, ho un menisco un po’ andato… delle due l’una: o lo stronco o va a
posto.
Pare prevalere la seconda.
La discesona si trasforma in quella che, con grande ottimismo, può
essere definita una strada sterrata. La può percorrere solo un trattore
votato ad una rapida demolizione.
Un signore più anziano è il mio ultimo compagno di viaggio.
I tratti fangosi sono frequenti. Si passa più a destra, centro o
sinistra in funzione di dove c’è meno fango. In alcuni passaggi non c’è
scelta: è fango ovunque. Un fango infido, molle, colloso, che aumenta
gli sforzi dei già provati muscoli.
Il signore di cui sopra è pochi metri dietro di me e mi chiede: “Scusi,
ma è suo questo?” e solleva dal fango una suola Vibram di uno
scarponcino. “Direi di no, me ne sarei accorto” e mentre lo dico sollevo
il piede destro. Tutto a posto. “Perché sa, è proprio dove aveva messo
il piede lei”. Il controllo del piede sinistro fa esplodere la
situazione tragicomica.
SI!!! Dopo quasi ventanni di onorato servizio i miei Asolo mi hanno
abbandonato..
Ma non del tutto. La considerazione che verrà dopo è la “fortuna” che
abbiano ceduto nell’ultimo tratto. Fosse successo prima avrei dovuto
abbandonare e le balle sarebbero girate. E poi la soletta e la tomaia
dello scarponcino reggono egregiamente. Certo, il grip è totalmente
assente. Rischio spesso la scivolata e una volta la ginocchiata per
terra è fortunatamente nel morbido fango.
Gli ultimi 2-3 km sono un tormento, passo lento e circospetto.
Importante il senso di stabilità che i bastoncini mi garantiscono.
L’anziano compagno di viaggio mi ha lasciato solo. Vedo i tetti di
Caprile. Finalmente. Entro nel paese.
Quella che doveva essere la cavalcata finale verso il traguardo diventa
invece l’apoteosi del tragicomico. Il percorso finale, gli ultimi 200
metri, si materializza sotto forma di una stradina in cemento lisciato,
di quelli con righe marcate a lisca di pesce. Il piede destro non tiene
a causa del fango sotto la scarpa, del piede sinistro già sapete, i
bastoncini sul cemento non fanno presa. Cammino rigido come quei mimi
che imitano i robot (qualcuno si ricorda di Zed?). Una coppia di ragazzi
che risalgono la via e mi incoraggiano e pensano che l’andatura dipenda
dai muscoli induriti. Quando gli accenno i motivi e vedono la suola
distaccata nella mia mano si allontanano ridendo.
Vedo altri partecipanti, ormai rilassanti, impegnati a sciacquarsi la
roba in un trogolo. L’arrivo deve essere veramente vicino.
Giro un angolo e vedo Luca e Gigi. Sorridono felici
Mi accompagnano all’ultima punzonatura….. n. 259….. arrivo alle 16. 11
ore di cammino per più di 43 chilometri.
Il resto è rifocillarmi nel locale messo a disposizione. Riprovare a
sentire la docilità del mio corpo che, invece, continua a maledirmi.
Pochi minuti e si deve andare al rendez-vous con il pullman che ci
riporterà a Prato.
Luca si siede accanto a me. Dopo un po’ appoggia la testa sulla mia
spalla e si addormenta. Solo per questo ne è valsa la pena.
A Prato troviamo Nico che ci è venuto a riprendere. Ciabatte per tutti e
appuntamento con gli altri della famiglia e gruppo scout alla fine della
messa delle 18.
Da li in poi il racconto si ripete e arricchisce di particolari.

Oggi, a distanza di giorni, ho fatto un armistizio con il mio corpo dopo
i primi 3-4 giorni di scaramucce.

Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?

Gian Carlo
Michele A.
2008-06-26 12:46:20 UTC
Permalink
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Merda che esperienza, prossimo anno partecipo anche io,
i bastoncini sono obbligatori ovviamente.
--
Michele.
Gianky
2008-06-26 12:48:56 UTC
Permalink
Post by Michele A.
Merda che esperienza, prossimo anno partecipo anche io,
i bastoncini sono obbligatori ovviamente.
Fortemente consigliati
F. Bertolazzi
2008-06-26 12:57:51 UTC
Permalink
Post by Michele A.
Merda che esperienza, prossimo anno partecipo anche io,
i bastoncini sono obbligatori ovviamente.
Anche le scarpe con la suola vengon bene...
Michele A.
2008-06-26 13:05:30 UTC
Permalink
Post by F. Bertolazzi
Anche le scarpe con la suola vengon bene...
Con una si e una no si cammina meglio, l'ha detto gianchi.
--
Michele.
Gianky
2008-06-26 13:10:32 UTC
Permalink
Post by F. Bertolazzi
Post by Michele A.
Merda che esperienza, prossimo anno partecipo anche io,
i bastoncini sono obbligatori ovviamente.
Anche le scarpe con la suola vengon bene...
Volendo sottilizzare......
F. Bertolazzi
2008-06-26 14:18:28 UTC
Permalink
Post by Gianky
Della Rigantoca avevo già sentito parlare. Un impegnativo percorso che
si srotolava tra RIGhi – ANTOla – CAprile.
Bel tour de force, sia atletico che "letterario". Complimenti!
Post by Gianky
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Manco p'o... co.
Il deficiente
2008-06-26 18:53:34 UTC
Permalink
Post by Gianky
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Bravo.

Ma e' scritta troppo bene per essere opera tua.
Confessa che l'hai scopiazzata dal tema del figliolo.

Anche se, il sottile riferimento alle essenze lignee pregiate,
contenuto in "minimalista molto tek", e' senz'altro opera tua.

Comunque sei un veramente un niubbo: come cazzo si fa a perdere una
suola di Vitale Bramati su uno scarpone di Benetton?

Ti attendiamo al varco al Trofeo Kima, tra gli aspri scenari del
granito delle Retiche, all'ombra del Badile e del Cengalo.
Se vedrai un deficiente al Rifugio Gianetti agitare un cosciotto di
cappone al tuo passaggio, avrai la certezza che ti stiamo tenendo
d'occhio.
--
Ci ho riflettuto a lungo ma alla fine la mia decisione è presa. Alla
vostra proposta rispondo con un "forse" definitivo.
Anonimo
Il deficiente
2008-06-26 20:57:05 UTC
Permalink
Se vedrai un deficiente al Rifugio Gianetti agitare un cosciotto di cappone
al tuo passaggio, avrai la certezza che ti stiamo tenendo d'occhio.
Mi raccomando: Domenica 31 Agosto 2008.
Forse mi coincide proprio con l'ultimo giorno di ferie.
Sincronizziamoci.
Io salgo al Gianetti dai Bagni di Masino, facendo il classico sentiero
che risale la Valle Porcellizzo passando dalle "Termopili"

Tu invece parti da Filorera sotto il Disgrazia ed il Ghiacciaio della
Predarossa, e ti fai un bel tocco di Sentiero Roma (son solo 48,203 km,
con un dislivello in salita di 3650 m):
http://www.kima.org/percorso.htm

Mi riconoscerai dal cosciotto di cappone e dalla mia amata T-shit rosso
CCCP, con gli immortali profili dei Compagni Andropov e Chernenko.

Al collo avro' la mia Ricoh Caplio R4 da 6 megapicsel: grazie al suo
grandangolare (equivalente al 28 mm) potrei scattarti un'instantanea,
mentre balzi agile da una pioda all'altra, con lo sfondo del maestoso
Pizzo Badile.
Non escluderei, con tale scatto, di vincere l'annuale, concorso
fotografico IGD-2008 che, senz'altro, sarà organizzato anche
quest'anno.

Forza.

Hasta la victoria siempre.
--
Ci ho riflettuto a lungo ma alla fine la mia decisione è presa. Alla
vostra proposta rispondo con un "forse" definitivo.
Anonimo
2008-06-26 19:00:30 UTC
Permalink
Gianky ha scritto:
salvo tornare alla
Post by Gianky
carica quando un baldo ventenne, che è Capo Scout dei miei figli,
propone a mio figlio ed altri baldi 15enni di partecipare insieme a lui.
Ti pareva che non ci fosse lo zampino di qualche scout? ;-)
Post by Gianky
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Queste cose mi galvanizzano... ma 43 temo che sian troppi per me. :-(


Cecilia
Gianky
2008-06-26 20:09:37 UTC
Permalink
Post by cè
Queste cose mi galvanizzano... ma 43 temo che sian troppi per me. :-(
Lo sembravano anche a me. Si possono fare. :-)
fabrizio venerandi
2008-06-26 19:08:09 UTC
Permalink
ok il prossimo anno ci siamo io e paolo fasce
2008-06-26 19:12:42 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
ok il prossimo anno ci siamo io e paolo fasce
mavaff... aspetta e spera che ti segnali qualche altro appuntamento
interessante tu...


fabrizio venerandi
2008-06-26 19:21:11 UTC
Permalink
Post by cè
mavaff... aspetta e spera che ti segnali qualche altro appuntamento
interessante tu...
lo sai che tra me e paolo non è vero amore
--
http://www.venerandi.com
Paolo Fasce
2008-06-26 19:41:52 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
lo sai che tra me e paolo non è vero amore
Porto l'othelliera e ti insegno a giocare. 8-)
--
Paolo Fasce

"Je ne veux pas mourir idiot" (Georges Wolinski, Mai 1968)
fabrizio venerandi
2008-06-26 19:49:09 UTC
Permalink
Post by Paolo Fasce
Porto l'othelliera e ti insegno a giocare. 8-)
il problema è che non stai scherzando
--
http://www.venerandi.com
Paolo Fasce
2008-06-27 06:41:53 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
il problema è che non stai scherzando
He, magari... Sono ormai anni che non gioco un torneo...
--
Paolo Fasce

"Je ne veux pas mourir idiot" (Georges Wolinski, Mai 1968)
Smemorando
2008-06-29 17:20:38 UTC
Permalink
Post by Paolo Fasce
He, magari... Sono ormai anni che non gioco un torneo...
Infatti tua moglie se ne lamenta spesso...
FletcherLynd
2008-06-29 18:27:28 UTC
Permalink
On Sun, 29 Jun 2008 19:20:38 +0200, "Smemorando"
Post by Smemorando
Post by Paolo Fasce
He, magari... Sono ormai anni che non gioco un torneo...
Infatti tua moglie se ne lamenta spesso...
anche da lurker, questa era troppo bella per fartela scappare? ;D
--
Io ad esempio so una quantita' enorme di cose, incontrate nel corso
della mia vita, ma me le sono dimenticate quasi tutte.
LG, 15/02/08
Smemorando
2008-06-29 21:11:56 UTC
Permalink
Post by FletcherLynd
anche da lurker, questa era troppo bella per fartela scappare? ;D
Lurker ci sara' quella smandrappata di tua sorella (cit.)
Paolo Fasce
2008-06-30 12:54:50 UTC
Permalink
Post by Smemorando
Infatti tua moglie se ne lamenta spesso...
Mia moglie si lamenta di "A" e pure di "non A".
--
Paolo Fasce

"Je ne veux pas mourir idiot" (Georges Wolinski, Mai 1968)
Paolo Fasce
2008-06-26 19:34:09 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
ok il prossimo anno ci siamo io e paolo fasce
Quanto cavolo costano due bastoncini?

Ciao ciao.
--
Paolo Fasce

"Je ne veux pas mourir idiot" (Georges Wolinski, Mai 1968)
fabrizio venerandi
2008-06-26 19:49:09 UTC
Permalink
Post by Paolo Fasce
Quanto cavolo costano due bastoncini?
probabilmente si riferiva al reganissu, ce la caviamo con poco
--
http://www.venerandi.com
FletcherLynd
2008-06-26 20:20:51 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
Post by Paolo Fasce
Quanto cavolo costano due bastoncini?
probabilmente si riferiva al reganissu, ce la caviamo con poco
io pensavo alle bacchette del sushi...
--
Io ad esempio so una quantita' enorme di cose, incontrate nel corso
della mia vita, ma me le sono dimenticate quasi tutte.
LG, 15/02/08
FletcherLynd
2008-06-26 20:30:34 UTC
Permalink
On Thu, 26 Jun 2008 14:30:35 +0200, Gianky
Post by Gianky
Interessa a qualcuno?
non sono proprio il tipo da camminate, ma complimenti vivissimi per il
cimento!!!
--
Io ad esempio so una quantita' enorme di cose, incontrate nel corso
della mia vita, ma me le sono dimenticate quasi tutte.
LG, 15/02/08
Alessandro Topo Galileo
2008-06-26 20:34:53 UTC
Permalink
Post by Gianky
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Non so se farei la fine della suola della scarpa, ovviamente molto prima
di Caprile o se per le ginocchia invece della seconda ipotesi
prevarrebbe la prima. Belin, 43 Km nemmeno in mountain bike... ;-)
Benedetto Zaccaria
2008-06-27 07:02:48 UTC
Permalink
Il Thu, 26 Jun 2008 14:30:35 +0200, Gianky
Post by Gianky
Non sono più così tanto convinto di non rifarla.
Interessa a qualcuno?
Bellissima cronaca, complimenti !

MI hai fatto soffrire sul serio, ma hai descritto tutto talmente bene
che mi pareva di esserci.

Ormai non fa piu' per me, too late, se me l'avessi detto una ventina
d'anni fa....

Comunque chapeau, per l'impresa e per come l'hai raccontata.

PS

Io l'unica roba che ho fatto e' stata la prima Marcia dell'Amicizia
(Monte Fasce- Recco 24 Km percorsi in due ore e qualcosa)
Mi ci son voluti quattro giorni per rimettermi : non sapevo di avere
tanti muscoli inutilizzati nelle natiche.....





Benedetto Zaccaria
BIBI
2008-06-27 09:24:34 UTC
Permalink
Post by Gianky
Della Rigantoca avevo già sentito parlare. Un impegnativo percorso che
.

Questi posti da te calpestati, sono stati per anni meta dei miei pascoli.
Io e il Monte Antola ci siamo dati del tu per molto tempo. Dalla croce
abbiamo visto albe e tramonti, ogni nostro arrivo era il raggiungimento
del paradiso,la partenza un arrivederci e il giuramento di eterno amore .
Ma il tempo passa e tre ernie discali hanno creato una muraglia cinese
tra me e le camminate. Credimi, leggendo il tuo splendido resoconto
ho sentito addosso ancora una volta l'odore acre del fango e del sudore
le nebbie e le pioggie improvvise, il profumo delle pietre coperte di
licheni,
il piacere di ascoltare il proprio respiro e quella strana sensazione di
libertà:.
Grazie.
--
.
BIBI
www.sergiomarini.it
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